La terracotta è un materiale semplice e naturale, adatta a lunghe macerazioni. Infatti, non rilascia alcuna contaminazione microbiologica e consente una buona traspirazione del prodotto all’interno. Questo permette di non accelerare i processi di ossidazione e riduce la possibilità che si formino alte temperature per la fermentazione dei vini rossi.

È anche molto semplice rendere sterile la superficie delle anfore stesse con alcune tecniche: come la soda caustica, acidi organici, luce ultravioletta e il fuoco. Con le anfore, la vinificazione è un lavoro prettamente manuale con pochissima meccanizzazione.

 

L’utilizzo delle anfore per la fermentazione del succo d’uva, era una pratica abitualmente utilizzata nell’antichità, ai tempi dei greci e dei romani. L’anfora è identificativa del vino prodotto secondo un certo stile, un vino preciso ed elegante, dal gusto definito. Non cede sapori terziari o aromi al vino, che si può definire genuino e puro, perfettamente aderente alle caratteristiche del territorio e delle sue uve.  L’utilizzo dell’anfora per vinificare, dunque, esalta le caratteristiche varietali dei vini che custodisce. Il profilo organolettico cambia abbastanza, non si trovano i sentori del legno mentre si scoprono sentori molto minerali uniti ad una spiccata sapidità e ad una vellutata morbide

Perché a Poggio la Luna abbiamo scelto le Anfore in terracotta:

Quando mi chiedono perché ho scelto la terracotta e cosa da in “più” al vino rispondo che non da nulla in più ed è proprio questo il motivo per cui l’ho scelta, oltre al fatto di essere molto bella!

Mi spiego meglio:
La terracotta fornisce un ottimo
isolamento termico, anche se non interrata ed è quindi un grande vantaggio rispetto all’acciaio.
Se non è rivestita all’interno da cera d’api consente al vino un’ossigenazione inferiore a quella di una barrique, ma paragonabile ad una botte di legno di medie dimensioni con il vantaggio di non aggiungere niente al vino, né tannini né aromi.
Crea quindi isolamento con l’aggiunta di una salutare ossigenazione, che aiuta a ravvivare i profumi e animare il frutto senza interferire con le peculiarità varietali del vitigno scelto.
In definitiva ha tutti i vantaggi del legno di medie dimensioni senza gli svantaggi, e anche i pregi dell’acciaio come isolante senza turbare il vino con problemi elettrostatici dell’inox.
Per tutti questi motivi è un contenitore molto adatto a far emergere il varietale e in genere il frutto, e dare respiro e ossigenazioni a varietà molto aromatiche e ricche che nella vinificazione in acciaio potrebbero rischiare di chiudersi, aiutando nei casi di varietà con frutto esuberante che il legno renderebbe troppo carico e il cemento troppo piatto.
Le nostre anfore sono tutte fabbricate a mano da Artenova con la pregiatissima argilla di Impruneta (Fi)

 

 

 

 Perchè il Petit Verdot?

Questa è un’altra domanda che spesso mi viene posta, per rispondere lasciatemi prima di tutto parlare di questo straordinario vitigno, ancora poco conosciuto dalle nostre parti, originario della zona del Médoc, la più famosa zona di Bordeaux, in Francia, nella parte settentrionale della regione, presso l’estuario della Gironda.

Il Petit Verdot è uno dei vitigni utilizzati per la produzione del Bordeaux, anche se in misura nettamente minore rispetto ai vitigni principali che costituiscono il classico taglio bordolese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot. Ma ultimamente molti produttori francesi hanno abbandonato la coltivazione del Petit Verdotper le difficoltà legate alla maturazione nel clima del Bordeaux.

In Italia invece, il Petit Verdot riesce ad esprimersi in modo davvero eccellente in Toscana ed in particolare nella zona dellaMaremma  dove ha trovato le condizioni ideali per esprimere al meglio tutto il suo potenziale.

Il Petit Verdot ha maturazione tardiva, per cui resiste bene al marciume ed capace di originare vini tannici, concentrati e colorati. Dà quindi ottimi risultati in zone caratterizzate da clima caldo , molto soleggiato, costantemente ventilato e con scarsissime precipitazioni durante la fase vegetativa.

 

 

 

 

Come si fa il vino in anfora

Fare il vino in anfora richiede solamente maggior lavoro manuale e meno meccanizzazione,, la terracotta in è un materiale naturalecon un valore aggiunto rispetto al legno:  non cede aromi, non modifica l’aspetto organolettico del vino, inoltre questo materiale è traspirante, pertanto durante l’affinamento i vini vengono microssigenati naturalmente, senza l’intervento dell’uomo.

Noi mettiamo le uve appena raccolte a fermentare nelle anfore, ed eseguiamo frequenti follature  per agevolare il corretto svolgersi della fermentazione ed estrazione dei composti organici dalle bucce, fondamentali sia per il profilo aromatico dei vini. Il vino rimane in anfora per più di un anno e vine poi imbottigliato senza subire filtrazioni.